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Reverie Art

Cosa succede quando Arte e Psicoanalisi si incontrano? Emergono luoghi di confine tra mondo interno ed esterno, dimensioni potenziali, aree intermedie, zone fluide in movimento...
"Illusioni", "Proiezioni", "Costruzioni", "Legami", "Accordi" cromatico-affettivi, "Dissolvenze", pensieri che esondano, germinano, s'intrecciano (v. "Il Femminile"). Arborescenze, nessi psichici, che si compiono nella loro interezza soltanto quando lo sguardo dell'Altro li raggiunge. 
Oscillando - talvolta integrando - tra l'inafferrabile dell'acquerello e la consistenza dell'acrilico, il foglio e la tela diventano contenitori ora ostili ora accoglienti, spazi simbolici, e allo stesso tempo, superfici su cui imprimere tracce di un racconto profondo e che al profondo chiamano colui che osserva. 
La profondità, come origine e destinazione, è uno dei temi che ricorrono nella produzione artistica di Reverie, insieme alle suggestioni stilistiche di inizio Novecento (epoca di nascita della psicoanalisi), ma pure il movimento, la vivacità dell'impatto cromatico, la natura, la scomposizione/affermazione delle forme e la loro delicatezza sinuosa, quasi morbida.
Ecco che Reverie non è solo il nome con cui quest'artista italiana ha scelto di farsi conoscere, coniugando le sue due più grandi passioni, Psicoanalisi e Arte. 
È anche l'identità di un processo creativo, di una ricerca interna. Si tratta di un percorso, un'esplorazione psichica a cui lo "spettatore/viaggiatore" è invitato a partecipare attraverso il movimento del sognare (v. il termine "rêverie" in francese), condividendo la spinta vitale a trasformare (v. il concetto di "reverie" per W.R. Bion). 
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